Ciao, benvenuto/a nel mio blog!
Oggi condivido con te pensiero ed esperienza, è interessante vedere i risultati ottenuti dal mio coachee, dopo aver compreso un suo schema ripetitivo di comportamento, grazie al percorso fatto insieme, ed aver migliorato le sue relazioni e le sue performance, partendo da CHI È.
Tratterò di uno schema di comportamento, il ricatto emotivo, che riscontro spesso nel mio coachee. Cosa è il ricatto emotivo (Racket)? È quando la persona non contiene le sue emozioni e le usa per far cambiare il comportamento dell’altro e fa leva sul senso di colpa, puntando il dito contro l’altro. Svalutazione dell’Okness dell’altro. È un insieme di comportamenti per manipolare l’ambiente e che determinano il provare un’emozione parassita, emozione non autentica.
Racket: alterazione del linguaggio non verbale e del linguaggio para-verbale, comunicando un dissentire, sintomo dell’assenza di intimità con l’altro. Mancanza di intimità: fame di stimoli, di riconoscimenti, di struttura.
Ho deciso di affrontare questo argomento in quanto la conoscenza dei meccanismi della comunicazione e dei suoi malfunzionamenti è utile per sviluppare la capacità di individuare gli accorgimenti adatti nei rapporti tra le persone.
Il ricattatore emotivo non si assume la responsabilità della situazione in cui si trova e dei risultati che ottiene e scarica la colpa all’esterno, sull’altro. La persona che mette in atto il racket vive un’emozione intensa e attraverso l’espressione della sua emozione interna vuole che l’altro modifichi il suo comportamento e fa leva sul senso di colpa.
Esempio: “Luca ho bisogno di te! Non mi aiuti mai!”.
Cosa sente una persona che subisce un racket? La comunicazione è emotiva e sente dentro qualcosa che lo tira, sente che se non agisce secondo l’emozione dell’altro è cattivo. La finalità del Racket è quella di portare l’altro ad un cambiamento, facendolo sentire in colpa se non cambia. Il Racket agisce sul senso di colpa. La persona che mette in atto il Racket ritiene che attraverso l’altro può arrivare a ciò che desidera. Questo schema di comportamento, alcune volte, il coachee lo utilizza anche nei confronti del coach, importante riconoscerlo e non lasciarsi agganciare.
La persona che si lascia agganciare nel Racket è mossa dal senso di colpa. Quando si fanno le cose per senso di colpa, non c’è scelta sentita, c’è dovere. Racket, manipolazione dell’altro affinché modifichi il suo comportamento. Alterazione inconsapevole, emotiva, comportamentale, somatica, fatta con l’intento di ottenere una modifica sostanziale del comportamento dell’interlocutore.
Il Racket è una comunicazione nella quale il mittente vuole modificare la scelta dell’altro a tre livelli: corporeo, comportamentale, emotivo. Manipolare la scelta dell’altro, la persona non riesce ad uscire dall’angoscia e tende a manipolare, di fronte all’alterità manipolare la scelta dell’altro per confermare il proprio copione.
Dove appoggiano i Racket? Dove ci facciamo agganciare.
Dal numero di Racket che la persona fa, dipende il modo in cui la persona sta, il suo livello di disagio.
“Le persone peggiori: quelle che riescono a provocare in te un senso di colpa per azioni di cui esse sole sono responsabili.” Peter Handke
Quanto un’altra persona è responsabile del mio malessere? Zero.
Io sono responsabile del mio malessere. Chi crea relazioni sane, non dice più è colpa tua se sto così, io sto così per me. Tanto più mi deresponsabilizzo, tanto più dico è colpa tua se sto così, tanto più sto nel copione.
Quando siamo difronte a scelte importanti abbiamo bisogno di prendercela con qualcuno, il difetto dell’altro, l’incapacità dell’altro, diventa il motivo da cui facciamo dipendere la nostra scelta.
Prima causa del fallimento: dare sempre la colpa agli altri.
Il Racket può essere messo in atto tra partner, tra colleghi di lavoro, tra amici, tra familiari. Facciamo degli esempi:
Tra partner: “Dopo tutto quello che ho fatto per te, e dopo tutti i vantaggi che hai ottenuto grazie al mio aiuto, mi ripaghi così?”.
Tra due colleghi di lavoro: “Come sarebbe che non vuoi collaborare con me, non ti rendi conto che che mi fai stare male, sei una persona pessima, un incapace! Se non collabori con me e non mantieni quanto promesso, ti cancello dalla mia vita!”.
Tra amici: “Ho cambiato programmi, non parteciperò alla gita organizzata per il prossimo weekend. Racket: “Ti rendi conto di quello che stai dicendo, ho annullato tutti i miei programmi per questa gita ed ora ti tiri indietro! È gravissimo quello che stai facendo! Se non vieni, non mi vedi più!”
Tra marito e moglie: “Vai a prendere a scuola Marco, sono impegnata in questo lavoro e non posso lasciare, i tuoi impegni vengono sempre prima dei miei, se non vai a prendere Marco non rivolgermi la parola per i prossimi sei mesi”.
Ai racket non dobbiamo rispondere, restare nella frustrazione senza farsi agganciare.
L’antidoto a chi applica racket è il non reagire.
Cosa accade se non si reagisce? Le persone non vi considereranno personaggi del loro copione, non confermate il loro copione e vi taglieranno fuori dalla loro vita parlando estremamente male di voi.
Le persone sono interessate a fare delle transazioni prevedibili e non vogliono crescere.
La frequenza della manipolazione a cui ricorre la persona è indice della disfunzionalità della persona stessa. Obiettivo dei Racket, non è crescere ma aumentare la prevedibilità.
Le persone che ricorrono al ricatto emotivo sono persone che si comportano in questo modo perché è l’unico che conoscono per acquisire sicurezza e controllo. Sono persone piene di paure e insicurezze, quando agganciano la loro vittima con il ricatto, si sentono sicure e potenti, anche se solo momentaneamente e in maniera immaginaria. Il ricatto emotivo è un meccanismo che per il ricattatore diventa un’arma per difendersi dal dolore e dall’insicurezza, quando ricatta crea una distorsione, si tratta di una strategia che utilizza il debole contro il forte. Colui che ricatta fa sì che l’interlocutore si senta più piccolo.
Perché il ricattatore svaluta la sua vittima? L’intento è di sminuire la sua vittima, perché in realtà è tutto il contrario, il ricattatore vede e sa che l’altro è più forte. Per riequilibrare la sua insicurezza deve ribassarlo al suo livello attraverso il ricatto emotivo.
Si tratta di un meccanismo inconscio da parte del ricattatore, che in realtà non conosce altro modo per rivendicare le sue paure e la sua insicurezza.
“Sono i deboli ad essere crudeli. È solo dai forti che ci si può aspettare la dolcezza” (Leo Roskin)
Milton Erikson delle persone che mettono in atto un comportamento disfunzionale dice che quello è l’unico che la persona conosce.
Smettere di dare la colpa a qualcuno! È qui che può cambiare la vita di una persona.
Per risolvere queste situazioni profonde abbiamo bisogno di un livello di pensiero più evoluto, significa iniziare da noi stessi, dalla parte intima più profonda di noi stessi, dai nostri paradigmi, dalle nostre motivazioni, dai nostri valori.
Ponendo al centro della nostra vita chi siamo e i nostri valori, la nostra sicurezza si poggerà sul sapere che diversamente da altri centri basati su persone o cose, soggetti a cambiamenti frequenti e immediati, i nostri valori non cambiano, possiamo fare affidamento su di loro, non saremo in balia dell’azione di altre persone o delle circostanze, decideremo in modo proattivo quella che per nostra scelta è l’alternativa migliore, prenderemo le nostre decisioni consciamente e con cognizione di causa.
L’ingrediente più importante che mettiamo in qualsiasi relazione non è in quello che diciamo o che facciamo, ma CHI SIAMO. Si diventa autentici quando si discrimina ciò che è mio, il mio sentire originario da quello che invece è condizionamento. Autenticità risultato di un lungo lavoro!
Se le nostre azioni e le nostre parole provengono da tecniche superficiali anziché dal nostro intimo più vero, gli altri avvertiranno questa doppiezza. In sintesi, non saremo in grado di creare e mantenere la base necessaria per un’efficace interdipendenza.
Se stai cercando chiarezza, se vuoi migliorare la tua vita personale o professionale, le tue relazioni, partendo da CHI SEI quando operi da una posizione di default di perfetto allineamento e centratura, se vuoi individuare la tua unicità, le tue migliori capacità, scoprire i tuoi talenti, manifestarli ed esprimerli, se sei interessato a scoprire COSA VUOI nel profondo con la certezza di operare la scelta più appropriata per te, contattami, inizia un percorso di coaching one to one, prenota la tua prima consulenza gratuita, ora è il momento giusto!!!!
A presto!
Olga Frassetti
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2 commenti
Buongiorno, ho letto l’articolo e volevo chiedere: in un rapporto di amicizia frasi come “se sei davvero mia amica come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo,pensavo mi volessi più bene di così”, “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte”… e simili come possono essere considerati? La ringrazio.
Preciso che questo avveniva pressoché sempre quando cercavo di dire qualcosa che non mi andava, mentre l’altra persona diceva sempre cosa non le andava di me e asseriva di voler io facessi altrettanto.
Ciao Alessandra, buon giorno! Sentiamoci telefonicamente, ti aspetto! I miei recapiti telefonici li trovi sul sito, sotto la voce CONTATTI. A presto!