Buongiorno e benvenuto/a nel mio Blog!
Riflettevo, dopo una sessione di coaching, come uno schema che riscontro spesso nel mio coachee è il percepirsi inadeguato.
Sento di frequente espressioni come: “mi manca il public speaking, mi manca la forma fisica, mi manca la tecnica.., mi manca il tale corso di formazione, possibilmente “accreditato” ecc….”
Ritenere che manca qualcosa prima di poter aver diritto a muovere un passo in direzione di ciò che si vuole vivere e godersi la vita personale e professionale in pienezza.
È importante, dunque, nel coaching non trasmettere indirettamente una sorta di frenesia del fare, si rischia di nuocere e fare un intervento selvaggio.
Vengono chiamati selvaggi tutti quegli interventi che non rispettano la gradualità, e non basta l’intenzionalità positiva, poiché un intervento fatto in assenza di gradualità, resta un intervento selvaggio, resta una zampata sull’altro, il paradigma culturale depotenziante è “la velocità è abilità”.
È molto pericoloso!
Dobbiamo essere centrati nella nostra parzialità e accogliere la parzialità e la gradualità come un canale attraverso il quale vivere una vita comunque piena.
La pienezza non dipende dalla totalità, dipende dall’accettazione della parzialità.
Vige una cultura in cui la debolezza, il limite, sono cose negative e vogliamo sopprimerli.
Le droghe, l’alcol, le dipendenze, la sessualità disordinata altro non sono che un antidolorifico per non sentire i limiti, invece forse dovremmo comprendere che la vita è fatta anche di mancanze, non c’è niente di male a non essere sempre all’altezza di una situazione, a sentire una mancanza, si può rimanere in piedi anche di fronte a qualcosa che fa male, non si deve scappare.
La grande educazione è venir fuori dall’edonismo, l’edonismo non è soltanto l’amore per il piacere, l’edonismo è l’incapacità di sostenere le difficoltà. Dovremmo, invece, capire che le cose buone nella vita costano. Si diventa campioni quando si assume la misura dell’impegno, dell’allenamento costante e graduale, come qualcosa di necessario.
Inoltre, non è detto che conoscere e fare tutto quello che c’è da fare garantisca il risultato, può darsi che ci ritroviamo qualcosa di contrario. La realtà sfugge al nostro controllo.
Fare coaching significa aiutare l’altro ad assumere una posizione davanti al mondo, a capire che i limiti non sono soltanto un impedimento e che nella persona c’è un potenziale straordinario.
Per aspera ad astra: sino alle stelle superando le difficoltà.
Fare coaching è innanzitutto trasmettere il diritto all’esistenza in modo incondizionato, e riusciamo a trasmettere agli altri il diritto all’esistenza in modo incondizionato, nella misura in cui noi stessi ci diamo il diritto all’esistenza in modo incondizionato.
Quando noi siamo accoglienti con noi stessi allora siamo sulla strada della costruzione della relazione con l’altro.
È molto importante recuperare nel corpo il sentire la sensazione di avere il diritto all’esistenza nella nostra parzialità, per poter vivere in modo sereno, ed avere una vita gratificante anche se incompleta.
Se aumentassimo la capacità di tollerarci, svilupperemmo anche la capacità di tollerare gli altri. Riesco ad accogliere l’alterità dell’altro e la complessità dell’altro perché ho accolto la mia.
Quanto più siamo allineati con noi stessi e ci accettiamo incondizionatamente e accettiamo il cliente, coachee, per quello che è, maggiore sarà la possibilità che il coachee riuscirà a muovere la forza per arrivare a realizzare ciò che può essere.
Quando riusciamo a stare davanti al coachee ed a trasmettergli che è Ok indipendente da…, allora la persona riuscirà a smuovere le sue energie per realizzare quello che desidera.
L’okness è fondata su quello che in Analisi Transazionale chiamano il diritto all’esistenza incondizionato; i cognitivisti lo chiamano accettazione incondizionata di se stessi.
In mancanza di accettazione incondizionata avremo una frenesia che andremo a comunicare all’altro sotto quella forma che si chiama agitazione, iper-adattamento, violenza, comportamenti passivi. Affronterò il tema dei comportamenti passivi in un prossimo articolo.
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A presto!
Olga Frassetti
© Riproduzione riservata
2 commenti
Cara Olga concordo con te! Bellissimo il tuo scritto!
Grazie Anna!