Buongiorno a te! Ben trovato/a!
La domanda a cui voglio rispondere oggi è la seguente: che differenza c’è tra un coach, un terapeuta, un counselor?
Rispondo a questa domanda poiché spesso mi ritrovo durante la prima sessione di coaching di fronte ai miei clienti che confondono il coaching con altre attività professionali, come la terapia, il counseling. In effetti, nell’ambito di un intervento di coaching c’è una prima sessione esplorativa, di ‘analisi della domanda‘, che serve a fare chiarezza e per valutare se il cliente è idoneo a questo tipo di intervento.
Cosa non è Coaching?
Diceva il filosofo Popper: “Se sappiamo dire cosa non è, è più facile capire cosa è”.
Il coaching non è terapia
La terapia riabilita una persona che sta male. La terapia ha ad oggetto il sintomo, la relazione disfunzionale, ha come obiettivo la cura. Il terapeuta aiuta e cura.
Il coaching non è counseling
Il counselor lavora sulle dinamiche relazionali ed esistenziali, su un malessere esistenziale, non può fare ristrutturazioni della personalità che rientrano negli interventi psicoterapeutici o di counseling psicologico. Il counselor si concentra sui sentimenti, sulle percezioni e sui rapporti tesi. Il counseling ha come obiettivo quello di accrescere la comprensione personale.
Il coach è un professionista specializzato, che stimola i propri clienti ad avere maggiore chiarezza, a sviluppare e potenziare la propria crescita personale o professionale, a migliorare la propria performance, nel rispetto della loro meravigliosa individualità. È un professionista tenuto al segreto professionale, con una formazione specifica di tipo interdisciplinare che si è formato con gradualità nell’area del Sapere, del Saper Fare ma soprattutto del Saper Essere. Un coach efficace è quello che, con preparazione, abilità, chiarezza, sensibilità, è in grado di condurre il suo coachee ad ottenere risultati misurabili.
Il coach deve rinviare ad altro professionista quando la richiesta che il cliente gli presenta non è di sua competenza. Evitare sconfinamenti in settori che competono ad altri professionisti. Effettuare il rinvio per inserirsi in un CONTINUUM: ciò permette di evitare Sanzioni Legali (art. 48 del codice Penale- Uso abusivo della professione). L’intervento di coaching non deve ostacolare altri interventi. Il coach non cura, solo gli psicologi, gli psicoterapeuti e gli psicoanalisti possono curare.
Il coaching è una professione riconosciuta, non regolamentata, non regolamentata significa che non esiste un organo istituzionale vigilante (come un albo e/o un Ordine Professionale), il Legislatore non ha regolamentato questa professione, non sono stati formulati normativamente dei requisiti minimi per poterla esercitare. Professione riconosciuta significa che nel mondo del lavoro e dei privati si sa chi è il Coach, ma non si conosce il suo iter di studio. Professione regolamentata significa invece che è necessaria una laurea e l’iscrizione ad un albo.
NON È PREVISTO ALCUN OBBLIGO DI ISCRIZIONE AD ALCUNA ASSOCIAZIONE, PER ESERCITARE IL COACHING.
[Lo statuto delle professioni non regolamentate entra in vigore il 10 febbraio 2013.
E’ stata infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale 26 gennaio 2013, n. 22 la Legge 14 gennaio 2013, n. 4. Le nuove norme definiscono “professione non organizzata in ordini o collegi” l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell’articolo 2229 del Codice civile, e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche normative. Si introduce il principio del libero esercizio della professione fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica del professionista. Si consente inoltre al professionista di scegliere la forma in cui esercitare la propria professione riconoscendo l’esercizio di questa sia in forma individuale, che associata o societaria o nella forma di lavoro dipendente.
I professionisti possono costituire associazioni professionali (con natura privatistica, fondate su base volontaria e senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva) con il fine di valorizzare le competenze degli associati, diffondere tra essi il rispetto di regole deontologiche, favorendo la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza. Le associazioni possono costituire forme aggregative che rappresentano le associazioni aderenti, agiscono in piena indipendenza ed imparzialità e sono soggetti autonomi rispetto alle associazioni professionali che le compongono, con funzioni di promozione e qualificazione delle attività professionali che rappresentano, nonché di divulgazione delle informazioni e delle conoscenze ad esse connesse e di rappresentanza delle istanze comuni nelle sedi politiche e istituzionali (Altalex, 28 gennaio 2013 www.altalex.com)].
Se vuoi diventare un Coach continua a seguirmi, in uno dei miei prossimi articoli troverai i criteri per scegliere una scuola di coaching che funziona.
Se invece desideri iniziare un percorso di Coaching one to one, contattami, ora è il momento giusto.
Ti aspetto!
Olga Frassetti
© Riproduzione riservata
4 commenti
Complimenti Dottoressa per il suo impegno in un campo così delicato , quello appunto da lei così minuziosamente spiegato. Complimenti a tutti coloro che si affideranno a Lei perché sicuramente raggiungeranno il Loro Obiettivo !!!
Grazie Monica, benvenuta nel mio blog!!! Torna a trovarmi! Ti aspetto!! Buona serata!
Carissima Olga, il tuo blog è lo specchio della tu anima e della tua persona.
Chiaro, trasparente ed altamente professionale.
Ti abbraccio forte e condivido con piacere il tuo sito
Benvenuta Elisabetta!! Grazie! Un abbraccio e continua a seguirmi… :)))